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Asili nido in Italia: Sud e aree interne restano indietro

lentepubblica.it • 22 Gennaio 2024

asili-nido-italia-sud-aree-interneI dati più recenti della Fondazione Openpolis sull’offerta di posti negli asili nido in Italia rivelano una crescita graduale, ma persistenti divari regionali e territoriali per il Sud e le aree interne.


Gli obiettivi europei di Barcellona, che fissano al 33% la copertura di posti negli asili nido per i bambini sotto i 3 anni, sono ancora lontani dall’essere raggiunti a livello nazionale. Nonostante un calo nella mancanza di punti rispetto all’obiettivo europeo (ora a soli 5 punti), l’Italia ha ancora un lungo cammino da percorrere.

Le istituzioni dell’Unione Europea hanno recentemente aggiornato gli obiettivi al 45%, evidenziando la necessità di un impegno più significativo per garantire l’accesso all’educazione per la prima infanzia entro il 2030. Gli Stati con una copertura inferiore al 20% sono chiamati a migliorare del 90%, mentre quelli tra il 20% e il 33%, come l’Italia, devono migliorare del 45% o raggiungere la soglia del 45%.

Asili nido in Italia: Sud e aree interne restano indietro

Sebbene l’Italia abbia visto una crescita nell’offerta potenziale negli ultimi dieci anni, i divari territoriali persistono.

Nel 2021, il numero di posti disponibili è salito a 28 ogni 100 bambini sotto i 3 anni, un leggero aumento rispetto al 2020. Tuttavia, nonostante questo incremento, il Sud e le aree interne del paese restano notevolmente distanti dalla media nazionale.

Le regioni del centro-nord superano già il 33% (Umbria, Emilia Romagna, e Valle d’Aosta), mentre il mezzogiorno fatica a raggiungere la media nazionale, con Calabria, Sicilia e Campania al di sotto del 15%.

I dati nelle province e nei comuni

Analizzando i dati a livello provinciale, emergono situazioni eterogenee. Alcune province dell’Emilia Romagna, come Ravenna, Bologna e Ferrara, superano addirittura il nuovo obiettivo europeo del 45%.

Tuttavia, la situazione cambia drasticamente quando si considerano molte regioni del mezzogiorno e alcune aree interne del paese. Questi luoghi rimangono notevolmente indietro rispetto agli standard europei, creando un divario significativo tra le diverse regioni italiane.

A livello comunale, la divisione tra città e aree interne è chiaramente evidente. I comuni polo, che generalmente dispongono di servizi centralizzati e una maggiore infrastruttura, offrono in media oltre il 34% di posti nido per bambini sotto i 3 anni. Questo suggerisce che le città e le aree urbane più sviluppate hanno adottato politiche che favoriscono l’accesso all’educazione per la prima infanzia.

D’altra parte, nei comuni periferici, spesso situati negli hinterland delle città più grandi, la percentuale di posti nido scende al 20%. E nei comuni ultraperiferici, distanti più di un’ora dai poli principali, la situazione peggiora ulteriormente, con una percentuale ancora più bassa, oscillante tra il 15% e il 16%. Questi dati evidenziano la sfida di garantire servizi educativi adeguati nelle aree più remote e scarsamente popolate del paese, richiedendo un’attenzione particolare alle esigenze di tali comunità.

Infine le città maggiori presentano differenze interne significative. Alcune, come Nuoro, Ferrara e Siena, superano abbondantemente il 50% di copertura, mentre grandi città del mezzogiorno come Barletta, Catania e Messina si fermano al di sotto del 10%.

Documenti utili

 

 

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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